Relazione sulla Romania

Relazione breve sulla storia della Romania fino alla prima guerra mondiale, presentata al convegno sulle minoranze dell’Università di Trieste nel 1999. 

 

Non sono nè un linguista, nè uno storico nè un geografo e neppure un sociologo ma è evidente che le analisi della frammentazione del mondo latino nei Balcani vanno inquadrate con un approccio interdisciplinare tra queste materie e con questa relazione cercherò di dare alcuni stimoli per approfondire tutta o parte della materia che però rimane soggetto affascinante e vastissimo di ricerca.

Il concetto di “isola latina nei Balcani” è normalmente applicato alla Romania, poichè essa rappresenta l’entità culturale e politica più rilevante della latinità nell’Est Europa. Ci sono però altre 3 “isole” di latinità che rappresentano anche le tre zone dove sono parlati i tre  dialetti della lingua Romena: il meglenoromeno a nord di Salonicco; l’aromeno in Macedonia, Epiro e Tessaglia; l’istroromeno in Istria.

La frammentazione del mondo latino ha generato anche queste exclavi di popolazioni romene che hanno tutte una loro storia diversa, ma che tutte ora rappresentano delle minoranze linguistiche e culturali in contesti di egemonia di lingue e culture diverse da quella neolatina o romanza, di cui fanno parte.

Tutte queste possono essere considerate sicuramente entità’ linguistiche e culturali, mentre sono molto meno rappresentativi di minoranze etniche in senso completo.

Analizziamo ora più dettagliatamente la Storia che si svolge in quei Balcani dove tante culture e popoli si sono incontrati e scontrati nei millenni passati e dove ogni comunità, grande o piccola, conserva in se le testimonianze di uomini che sono riusciti a tramandare fino ai giorni nostri la loro dignità, la loro  cultura, la loro storia.

Come detto precedentemente, la frammentazione del mondo latino tra occidente ed oriente, in seguito alle invasioni cosiddette “barbariche”, generò, nei Balcani, molte “isole” liguistiche-culturali e non sempre le popolazioni riuscirono a mantenere la lingua e la cultura che Roma aveva esportato.

Le vicissitudini storico-politiche  infatti portarono questi latini orientali  a continui esodi nel sud-est europeo al fine di ricercare dei siti più sicuri per la loro esistenza.

Bisogna ricordare che con il termine  “vlahi” erano indicate tutte le popolazioni di origine latina e pertanto sia gli antenati dei “romeni orientali”, che quelli dei cosiddetti “romeni occidentali”, come li definì il Puscariu, furoni chiamati “vlahi” dai popoli non latini.

L’impero di Roma nel secondo secolo raggiunge con Traiano la sua massima espansione con la conquista dell’ultima provincia romana la Dacia. Che peraltro viene conquistata con legioni dove l’elemento latino è sicuramente minoritario. Lo stesso Traiano è nato in Ispagna e le sue legioni sono formate da romanizzati provenienti da tutto il mondo imperiale sia orientale che occidentale.

Solo 165 anni la Dacia rimane Provincia romana ma ciò sarà sufficiente perché la lingua e la cultura latina resistano nel popolo romeno fino ai nostri giorni.
Nel terzo secolo difatti inizia la crisi dell’impero romano di occidente ed Aureliano nel 276 riporta i confini imperiali al Danubio sotto la pressione dei Goti a loro volta spinti dagli Unni. Dal terzo secolo comunque inizia anche l’infiltrazione cosiddetta legale dei barbari che come soldati, come schiavi a livello singolo o come popoli a livello di massa vengono accettati ed a volte richiesti all’interno dell’Impero. Nel quarto secolo non sono più sufficienti tali espedienti allo stato romano per frenare la pressione dei barbari ma inizia una vera e propria migrazione di popoli verso Roma. L’inevitabile epilogo dell’impero è segnato nel 476 con la caduta di Roma stessa.

Dal lato formale però nulla cambiò fu mantenuto il sistema amministrativo romano ed i nuovi re continuarono a mandare i messaggi di fedeltà all’Imperatore di Costantinopoli. Quello che cambiò profondamente fu il sistema sociale ed importante fu la mescolanza etnica.

Si verifica però a questo punto un singolare processo di fusione in gran parte del mondo latino dove gli elementi cosiddetti barbari egemoni dal punto di vista politico e militare vengono assorbiti dalla lingua e cultura latina.

Specificatamente nei Balcani abbiamo l’espansione slava che è determinante di tutta la futura storia che inizia nel VI secolo in maniera diffusa per avere una serie di insediamenti più precisi nel X secolo quando anche questi popoli si convertono al cattolicesimo ma segnano ancora più definitivamente la frontiera tra il mondo latino occidentale ed orientale.

Importante a questo punto ricordare che in realtà la situazione dell’impero romano era stata caratterizzata da una certa resistenza del mondo greco nei confronti della cultura latina e pertanto anche se politicamente Roma comandava la lingua e le tradizioni greche rimanevano forti nelle zone di maggiore presenza greca.
D’altra parte le vie di comunicazione nei Balcani e le scorrerie dei barbari e dopo l’anno 1000 dei crociati avevano creato una situazione di insediamenti di popolazioni in posizioni sicure fuori dalle vie di comunicazione.

In ogni caso nei Balcani l’ultima invasione barbarica è rappresentata nel 1246 con l’arrivo dell’orda d’oro che si fermerà nella pianura pannonica ma che rappresenterà un elemento nuovo e stabile etnico dalla Crimea fino alle foci del Danubio. Rafforzando la loro posizione nei secoli futuri con l’alleanza con gli affini turchi.

Un ulteriore elemento di differenziazione tra il mondo occidentale e quello orientale viene a porsi già nel IX secolo e definitivamente sancito nel 1054 è rappresentato dallo scisma della chiesa orientale da quella di Roma.

Il tentativo di riunione delle chiese del 1439 è definitivamente sepolto oltre che dalla gerarchia orientale dall’entrata vittoriosa di Maometto II a Costantinopoli il 29 maggio del 1453.

In realtà gli ottomani succeduti ai selgiuchidi alla Sublime porta, erano già penetrati nei Balcani e nel 1389 si era svolta la prima battaglia di Kossovopoljie dove il despota Lazar serbo aveva conseguito una dubbia vittoria contro l’emiro Murad. Nella seconda battagia di Kossovopolie 10 anni dopo (1448) Huniadi a capo dell’esercito cristiano veniva sconfitto.

Poco dopo i turchi annettono Atene 1456 – la Serbia 1459 – la Bosnia 1463 – l’Albania 1468 in un crescendo che li porterà alla Vittoria di Mohacs nel 1526 da dove dilagheranno fino a Buda. L’apice dell’espansionismo turco si concluderà a Vienna nel 1683.

Due parole sulla pax ottomana per tanti versi più tollerante della pax cristiana. Infatti il Millet o mondo dei cristiani sotto i turchi è governato dalle leggi civili e canoniche bizantine dalla chiesa cristiana stessa che amministra la giustizia e garantisce però anche il pagamento dei tributi ai sultani.

I principati romeni della Valacchia e Moldavia vassalli e tributari della porta sublime hanno una certa indipendenza ed a volte combattono contro gli eserciti turchi fino a quando cadono sotto il protettorato turco che dal 1715 impone i principi fanarioti a capo dei principati fino al 1821 con la rivoluzione di Tudor Vladimirescu.

Il periodo di permanenza dei turchi sui balcani potrà considerarsi concluso il 30 ottobre del 1918 con l’armistizio di Mudros. La Turchia da quel momento in poi, in conseguenza della rivoluzione kemalista  si occuperà prevalentemente delle questioni sue interne.

Interessante da rilevare che mentre molte popolazioni slave scelsero la cultura e la religione mussulmana, sottomettendosi perciò completamente agli occupanti i romeni hanno mantenuto la loro cultura e non ci sono più di una decina di parole nel romeno derivanti dal turco.

Cav. Uff. dott. Ervino Curtis
Presidente Associazione Decebal
Università di Trieste, 1999.

 


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