Per molti occidentali la Valacchia e la Transilvania sono da qualche parte del mondo là dove vive Dracula e contro i vampiri si usa l’aglio.
Pochi conoscono la storia del Principe Vlad Tepes o quella della romanità orientale, insomma quella dei romeni. In realtà la storia di Dracula, quale vampiro, derivò dal romanzo di un oscuro romanziere inglese nato a Dublino nel 1847, Bram Stoker, che pubblicò il libro Dracula nel 1897.
Il nome del personaggio a cui si ispirò uscì per caso dalla lettura di un libro trovato in una biblioteca, che parlava dei Principi Valacchi ed era stato scritto da un ex console inglese a Bucarest nel 1820.
D’altra parte nel 1800 c’era già abbastanza diffusa una letteratura sui vampiri e sui misteri ad essi collegati uno dei primi libri fu senz’altro il Castello di Otranto e poi troviamo molti altri. Significativo Carmilla di Sheridan Le Fanu.
I vampiri sono anche particolarmente collegati con la tradizione ortodossa dei morti viventi. In realtà sul principe Dracula furono scritte molte storie e leggende soprattutto in lingua tedesca e slava, ma non si ha notizia che Stoker le avesse consultate. (vedi libro 1986)
In ogni caso il successo del romanzo fu strepitoso e nello stesso anno uscì un’opera teatrale mentre nel 1899 la edizione americana del romanzo fu un best seller.
L’avvento del cinema diede un nuovo successo al romanzo che fu prodotto in un film del 1922 sotto il nome di Nosferatu.
Da allora moltissimi sono stati i produttori che hanno sfruttato questo filone e probabilmente ancora ne verranno molti.
Ma chi fu veramente il principe valacco Vlad Tepes detto Dracula ?
In quale periodo visse e come mai acquisì questa fama di principe sanguinario?
I tre decenni della storia di Vlad Tepes sono legati all’avvenimento più cruciale del destino del popolo romeno che coincise con la caduta di Costantinopoli il 29 maggio 1453 e rappresentò anche il momento finale e definitivo dell’opzione tra occidente ed oriente.
La Romania, o meglio il popolo romeno ancora diviso tra tre principati di cui due indipendenti (Valacchia e Moldavia) ed uno facente parte della corona ungherese (Transilvania). I principati della Valacchia e Moldavia, ultimi bastioni della civiltà europea e cristiana entrarono in concorrenza con l’altro difensore della cristianità: l’Ungheria.
La caduta di Costantinopoli fu preceduta da una enorme emigrazione soprattutto di preti ed intellettuali bizantini a nord del Danubio.
I romeni della Valacchia, Moldavia e Transilvania respinsero la occidentalizzazione attraverso il cattolicesimo mentre la lingua e la cultura latina si rafforzarono creando quel fenomeno culturale conosciuto con il nome di Bisanzio dopo Bisanzio o di postbizantinismo.
Come era la situazione nell’oriente balcanico?
I turchi selciuchidi dopo aver consolidato la loro espansione verso est in Persia, Azerbaigian, Anatolia ed Irak nel sec. X e XI avevano incominciato la loro battaglia verso l’occidente dove ancora forte era la presenza turca che porta l’espansionismo verso l’Europa e coincide con la fine delle crociate in Terra Santa.
Le prime battaglie con i romeni arrivano già nel 1339 e nel 1354 la Tracia con Gallipoli (vedi similitudine) è in mano turca.
Seguono poi decenni di lotte nei Balcani dove i turchi infliggono diverse sconfitte alle coalizioni cristiane.
Quando Vlad nasce nel 1431 a Sighisoara, il padre che si chiama anche lui Vlad, viene insignito a Norimberga dell’ordine del dragone da Sigismondo I di Lussemburgo Imperatore del sacro romano impero.
Questa onorificenza viene data a chi si era distinti nella lotta contro i turchi. Da qui il soprannome di DRACUL (drago) per lui ed i discendenti.
A dire la verità per il figlio Vlad si fa riferimento più a Dracul=diavolo come è la traduzione in lingua romena.
Quattro anni prima nel 1427 c’era stata la conquista della Serbia da parte delle armate ottomane invano contrastate dagli eserciti riuniti di Serbia, Ungheria, Transilvania e Valacchia.
Nel 1443 Vlad a 12 anni e suo fratello Radu il bello sono ostaggi dei turchi ad Adrianopoli dove Vlad rimarrà fino al 1448.
Nel frattempo la pressione turca riprende con maggior forza in tutti i Balcani con la conquista della Grecia ed il vassallaggio della Valacchia e di altri principati.
Il principe Iancu di Hunedoara, insignito del titolo di “difensore della cristianità” nel frattempo diviene governatore di Ungheria.
In Europa la situazione è la seguente: in Spagna è n atto la riconquista antiaraba, Francia e d Inghilterra terminano nel 1453 la guerra dei cent’anni, mentre persiste il conflitti franco-burgundo, l’Italia invece è divisa dalle dispute papali, nel 1448 in Ungheria termina la unione dinastica ungaro-polacca con la morte di Vladislav III Jagello.
La nuova forte posizione di Iancu di Hunedoara si esplicita nel 1447 con la tragica morte che lo stesso dà, in quanto traditore poichè aveva firmato un trattato di pace con i turchi, a Vlad Dracul (decapitato) e a suo figlio Radu il bello (accecato) padre e fratello di Vlad.
Nel 1448 si completa la dominazione turca sui Balcani con eccezione dell’Albania e Vlad Dracula Tepes viene posto dagli stessi sul trono della Valacchia, dove regna per due mesi (I REGNO).
Una coalizione di pretendenti al trono e di boiari rovesciano il regno di Vlad Tepes e lo stesso deve iniziare un lungo pellegrinaggio nei paesi limitrofi. Importante fu nel 1450 la sua permanenza a Buda dove conobbe i grandi d’Europa.
Nel frattempo nel 1451 anche gli ungheresi siglano un trattato con i turchi che dopo due anni nel 1453 conquistano Costantinopoli.
Con la morte di Iancu di Hunedoara nel 1456 sale al trono di Ungheria il figlio Mattea Corvino.
Nello stesso anno inizia il secondo regno di Vlad Dracul Tepes in Valacchia grazie all’aiuto degli ungheresi che depongono il regnante Vladislav che era divenuto vassallo dei turchi. (II REGNO)
Un anno dopo nel 1457 la situazione dei regnanti dei troni antiottomani nei balcani è la seguente: Stefano il grande nella Moldavia, Skenderberg in Albania e Vlad e Mattia Corvino rispettivamente in Valacchia ed Ungheria.
L’ex vescovo di Trieste Enea Silvio Piccolomini divenuto papa con il nome di Pio II lancia durante il concilio di Mantova nel 1459 una crociata antiottomana.
In realtà dopo il periodo delle grandi crociate per la liberazione della terra santa, del XII e XIII secolo, diversi papi avevano promosso campagne e crociate europee contro i turchi senza però riscuotere grandi successi di adesioni poiché l’Europa, pur molto preoccupata per la pressione nei Balcani era divisa da grandi lotte interne.
A questa crociata aderiscono l’Ungheria di Mattia Corvino, l’Impero romano-germanico ed alcuni minori occidentali.
Ma soprattutto che aderisce e chi in realtà la sosterrà quasi da solo è Vlad Tepes Dracula. La sua risposta al Papa Pio II fu: “Non posso lasciare che i turchi vi conquistino attraverso la nostra patria. Vi siamo fratelli e credenti”.
Così mentre Mattia Corvino riceveva fondi dal papato per la lotta contro i turchi Vlad Tepes inizia nel 1461da solo la lotta, riuscendo a liberare tutti i territori danubiani e pontici.
Pertanto questa crociata, indetta dal papato rimase puramente romena ed ortodossa.
I successi di Vlad però oscurano la posizione di Mattio Corvino, che nonostante la parentela, Vlad aveva sposato sua sorella, lo imprigiona nel 1462 e con diverse condizioni di prigionia lo tratterrà fino al 1474.
La pressione dei turchi però e le insistenze del cugino di Vlad, Stefano il Grande di Moldavia, riescono a convincere Mattia Corvino a rilasciare Vlad che riprende il suo trono nel novembre del 1476 per la terza volta. Nel dicembre però dello stesso anno cade colpito a morte nel corso di una battaglia contro i turchi.
Questa è la storia o meglio una sintesi della cronaca.
Ma importante è vedere chi fu e come si comportò anche durante il suo regno o nelle battaglie il principe Vlad Dracul Tepes.
Per meglio definirlo prenderemo alcune sue parole tramandate da scritti autografi o da storici dell’epoca.
Vlad Tepes si definiva Principe cristiano e per grazia di Dio signore della Valacchia e duce delle zone di Almasului e Faragasului.
Vlad dichiarava che lo Stato, per lui, erano tutti i territori abitati dai romeni ed il loro re doveva essere riverito come tale sia dai principi cristiani che dai sultani. (prima visione di uno stato romeno)
Nella lettera ai cittadini di Brasov (città fondata due secoli prima dai Cavalieri teutonici) nel 1456 dichiara: “Dovete tenere a mente che quando un uomo o un re è potente e forte, allora può fare la pace come vuole, ma quando è senza potere uno più forte di lui lo domina e farà di lui ciò che vuole”.
Qualche storico infatti paragona Vlad Tepes al Principe di Macchiavelli.
La sua vita temprata dalla cattività turca e da quella cristiana lo rese profondo conoscitore dei suoi nemici ed attento e spietato gestore del potere.
Un potere per arrivare al quale non si fece scrupoli di ingannare alternativamente regnanti cristiani e turchi di cui finse di assecondare i piani.
D’altra parte ne gli uni ne gli altri si erano dimostrati teneri nei suoi confronti o in quelli dei suoi familiari.
In campo internazionale seppe con abilità mantenere una sua indipendenza ed una sua originalità di alleanza in un momento che la lotta per il potere in Europa fu caratterizzata da sanguinosi conflitti.
Fu conoscente e contemporaneo di grandi come i già citati Mattia Corvino, Stefano il Grande, Skenderberg Kastriota e Maometto II, il conquistatore di Costantinopoli.
I suoi obbiettivi dichiarati furono:
1) rifare una alleanza dei principati romeni antiottomana.
2) assieme agli ungheresi, per comune interesse, fare una linea di difesa sul Danubio
3) divenire il bastione di difesa avanzato di tutte le iniziative antiottomane europee
4) coalizzare in una azione antiturca che possiamo definire romena tutti i popoli sottoposti alla dominazione turca (anche quelli mussulmani)
Però è forse sul piano della visione e gestione dello stato che possiamo ritrovare tutto il significato della sua realtà e leggenda.
In primo luogo nel suo concetto di giustizia. La quale è stata per Vlad Tepes la principale arma per bloccare le ribellioni, i tradimenti, e le ingerenze straniere nei problemi interni del suo Stato.
Bisogna anche premettere che in lui convergevano le tradizioni romane del capo dell’esercito e quelle orientali del diritto di vita e di morte.
Ed era chiaro che solo la morte poteva essere la pena per chiunque contestava il suo potere assoluto o anche pregiudicava la sua immagine violando le leggi.
D’altra parte queste consuetudini non erano troppo diverse da quelle dei suoi contemporanei cristiani o mussulmani che fossero.
La sua filosofia in una società comunque crudele e divisa, dominata dai boieri e dove il sopruso, lo sfruttamento, il tradimento e la schiavitù era ancora largamente praticata, fu quella del criterio degli “uomini nuovi”: Dove tutti erano uguali di fronte alla legge (sia boere, che monaci, preti o uomini i strada) .
Per tradimento, disonestà, pigrizia, furto, stupidità e prostituzione c’erano drastiche misure tra cui primeggiava la pena di morte, sia per coloro che lo avevano fatto che per le stesse comunità che avevano aiutato o coperto i colpevoli.
Durante i suoi regni liquidò senza pietà anche interi villaggi che si erano resi colpevoli di tradimento verso il nemico.
Ma forse fu la sua visione economica che più gli creò la fama di spietato principe. Infatti senza alcuna concessione creò un sistema protezionistico doganale che penalizzò in maniera pesantissima i potenti commercianti sassoni della Transilvania, i quali sotto i suoi regni non poterono più arricchirsi con i commerci che spregiudicamene facevano con i diversi belligeranti.
Sua fu la prima guerra doganale della storia balcanica dove impedì che la Valacchia sia un comodo transito di commerci che andavano a discapito della economia locale.
Per mantenere il potere e per far rispettare le leggi si avvalse di una guardia personale fatta di mercenari e di un sofisticato sistema di informazioni e di spie.
Le pene erano esemplari e soprattutto senza risparmio veniva praticata l’impalazione. Che veniva effettuata in pubblico ed i corpi venivano lasciati sui pali fino a diventare scheletri.
Questo largo uso dell’impalazione, peraltro di derivazione orientale gli procurò il nome di Tepes = impalatore.
Da ciò si può anche dedurre un altro aspetto della strategia di potere del principe che attraverso una guerra psicologica tendeva a trasmettere paura e la spietata pena che veniva data ia trasgressori delle leggi.
Nella storiografia romena però Vlad Tepes è ricordato soprattutto come un grande condottiero militare. Infatti riorganizzò l’esercito formato da una parte dai mercenari che costituivano anche la sua guardia personale e dall’altra dai coscritti che venivano anche stimolati ad una preparazione individuale.
Razionalizzò gli armamenti e sentenziò: “Chi vuole pensare alla morte non venga con me ma rimanga qui” cioè non partecipi alla guerra.
Fu molto generoso con coloro che venivano feriti di fronte ma implacabile con chi presentava ferite alle spalle dovute alla fuga davanti al nemico.
In un mondo nel quale i tradimenti erano all’ordine del giorno i suoi soldati fatti prigionieri preferivano morire tra le torture piuttosto che tradire perciò essere sicuri della punizione che loro ed i loro parenti avrebbero subito.
Dal punto di vista militare adottò due sistemi quello della offensiva strategica basata soprattutto sulla preparazione segreta dell’attacco e sulla sorpresa ed imprevedibilità dello stesso.
L’altro sistema che possiamo chiamare di difesa strategica era impegnato su una serie di fortificazioni e basi logistiche che costruì sulle frontiere ed all’interno dello stato, sull’attirare all’interno delle frontiere il nemico in condizioni favorevoli alle sue armate ed infine sull’attacco contro l’esercito nemico in ritirata.
Le iniziative militari più caratteristiche della sua storia sono state tutte basate su:
incursioni
raid di punizione
spedizioni dimostrative
diversioni
attacchi a sorpresa
spostamenti rapidi
attacchi notturni
attacchi contro gli accampamenti
travestimenti
uccisione degli stati maggiori nemici
inoltre essenziale nelle sue battaglie era il ricorso alla guerra psicologica con propaganda, disinformazione del nemico, effetti sonori e visuali terrorizzanti quali la visione di migliaia di turchi impalati.
Profondo conoscitore delle lingue e culture, turca, ungherese e tedesca fu sicuramente uno dei più grandi uomini di Stato della storia della Romania e dei Balcani.
Di lui si incominciò a scrivere già durante la sua vita i primi manoscritti sono datati nel 162 e dopo la sua morte già nel 1480 fu scritto il primo libello.
Importante è analizzare le fonti delle sue storie che sempre furono avvolte in un alone di leggenda.
I primi che scrissero di Vlad Tepes Dracul furono i sassoni di Transilvania in tedesco e naturalmente tali racconti furono condizionati dalla grande conflittualità che il principe valacco ebbe nei loro confronti poiché la sua politica economica lese i loro interessi e le sue rappresaglie furono certamente spietate.
Il mezzo della lingua e le relazioni politiche dei sassoni con i tedeschi e gli ungheresi fecero si che tali narrazioni ebbero una grande ed immediata risonanza in Europa e specialmente nella Germania di Gutemberg.
Sul contenuto di tali storie possiamo concordare con un o storico romeno che non fu di sicuro tenero con la figura di Vlad Dracul, Ion Bodgan chi disse: “Le narrazioni germaniche su Tepes non sono ne una sem0plice cronaca che raccontano solo fatti veri ne sono delle favole nelle quali predomina solamente la fantasia: sono l’uno e l’altra.
Un fatto è certo che i racconti in lingua tedesca su Dracula esso appare quale un tiranno sadico e pazzo e ciò è un dato di evidente propaganda negativa sul personaggio.
La narrazioni in lingua slava su Vlad Tepes sono certamente di minore quantità ed appaiono in una fase successiva alla prime in lingua tedesca ed hanno indubbiamente un carattere diverso e sicuramente non negativo poiché il principe valacco appare più un Signore sicuramente spietato ma anche giusto che puniva i colpevoli senza tener conto del loro rango.
Anche queste storie ebbero una grandissima diffusione in tutto il mondo slavo.
Le narrazioni romene su Vlad Tepes Dracul, al contrario di quelle tedesche e slave furono tramandate solamente per via orale e naturalmente danno una versione positiva del principe valacco che viene ad essere un difensore della romanità, delle ingiustizie anche se i suoi metodi erano duri le motivazioni giustificavano sempre le sue più feroci azioni.
Tra gli italiani ricordiamo il nunzio Nicolò di Modrussa, il Bonfini e lo stesso Enea Silvio Piccolomini tra coloro che scrissero di Vlad Tepes Dracul. Inoltre< cronisti veneziani, austriaci, ungheresi e naturalmente bizantini e turchi furono tra i contemporanei del principe Valacco quelli che più riportarono le gesta del leggendario condottiero.In particolare tra le narrazioni sono state catalogate 48 con le diverse varianti che trattano gli episodi più significativi che vanno dalla morte del padre Vlad Dracul fino alla morte del principe Vlad Tepes Dracul.
In finale vi voglio raccontare alcune narrazioni nelle diverse versioni.
Cominciamo dalle tedesche.
X
Un giorno un capitano che aveva avuto l’ordine da parte di Tepes di bruciare un villaggio chiamato Col dea, non riuscì nell’intento a causa della resistenza dei paesani.
Si recò dal Principe Valacco e gli disse : “non ho potuto fare ciò che mi hai ordinato”
Immediatamente Tepes diede l’ordine di impalare il capitano.
XIII
Narra di madri che furono impalate con i bambini al seno che succhiavano il latte.
XV
Un giorno alcuni zingari andarono a supplicare Tepes di perdonare ad uno di loro accusato di furto. Tepes fece lessare il malvivente e fece mangiare la carne ai suoi amici.
Ci sono diverse storie che raccontano che Tepes nelle azioni contro interi villaggi “ faceva tagliare come verze” gli abitanti.
XXIV
Visto un uomo con una camicia corta (probabile vestito) gli chiese se avesse una moglie. Si fece portare sua moglie e le chiese cosa fai per tuo marito, Lei rispose: lavo, cucino e filo la lana. Tepes la fece impalare poiché non aveva fatto al marito la camicia lunga.
XXVIII
Saputo che due monaci giravano per il paese li fece chiamare al suo cospetto per saper cosa si diceva in giro di lui: Il primo monaco (pieno di paura) disse: “si dice di te solo un gran bene ee che sei credente e così lo penso anch’io”.
Il secondo monaco, chiamato successivamente, pur avendo paura pensò che un giorno pur dovrà morire e così avrebbe detto la verità. E così fece e gli disse che “ si dice che sei il più gran tiranno che esista sulla terra. E non ho udito nessuno parlar bene di te”.
E Tepes disse “Tu mi hai detto la verità e perciò ti lascio vivere” l’altro fu impalato
XXIX
In un’altra storiella viene raccontato che in un villaggio fece friggere tutti i bambini e fece mangiare le loro carni alle mamme ed a tutte le donne fece tagliare il seno che fece mangiare ai mariti ed alla fine impalò tutti.
XXXI
Durante una fiera mercato fece mettere di notte nelle baracche dei commercianti dei soldi ad alcuni ed a altri gliene tolse. Il giorno dopo andò al mercato e a quelli che gli dissero che erano stati derubati gli ridiede il denaro mentre a coloro che pur avendo trovato dei soldi stettero zitti gli fece impalare.
STORIE ROMENE
Ad un commerciante fiorentino furono rubati 160 galeni (moneta medioevale) quando si recò da Vlad Dracul il principe gli disse di star tranquillo che avrebbero ritrovato il ladro ed i suoi soldi. Il giorno dopo lo mandò a chiamare e gli restituì il denaro, ma il commerciante quando lo numerò si accorse che aveva ricevuto un galeno in più perciò ritornò dal principe e glielo restituì. Vlad disse”se non avresti fatto così ti avrei impalato come ho impalato il ladro.
Morale:
Così si comporta Tepes con i suoi sudditi, coi credenti e con i non credenti.
III
Il sultano mandò un esercito contro di lui con in prima linea i boieri commercianti che fu distrutto e tutti furono impalati. Allora il sultano mandò un esercito molto più potente e Vlad Dracul si ritirò fra le montagne. Poi una sera travestito da ufficiale turco entrò nell’accampamento del sultano ed arrivò alla sua tenda e lanciò una lancia contro di lui colpendolo a morte. Poi uscì fuori ed iniziò a gridare “Prendetelo, prendetelo”Così creò una grande confusione tra i turchi che incominciarono ad azzuffarsi tra di loro.
Morale: purtroppo ci fu uno sbaglio perché aveva ucciso non il sultano ma un pascià che era nella sua tenda.
Storie turche e bizantine.
Per piccoli peccati dava grandi pene e non aveva pietà per nessuno nè per donne nè per bambini.
Chiamato Kazikli (l’impalatore) ed in alcune storie i turchi riescono a farlo scappare. Anche i soldati erano terrorizzati da lui.
Ed ora le storie in lingua slava tradotte dal libro di Ion Bogdan del 1898 che riportava i manoscritti originali del 1500.
I
Vennero da lui ambasciatori da parte dell’imperatore turco e dopo che essi si inchinarono senza togliersi il copricapo Vlad Dracul domandò:”perché vi comportate così siete venuti da parte di un grande imperatore e gli avete procurato vergogna” Loro risposero che questa è la consuetudine del loro imperatore. Vlad disse:”Allora vorrei rafforzare questa abitudine in maniera che diveniate più forti” ed ordinò ai suoi di portare dei chiodi di ferro e di piantarli nelle teste degli ambasciatori che poi congedò dicendo:”Andate a dire al Vostro Imperatore che se lui è abituato a ciò noi non lo siamo e che la prossima volta non deve portare i suoi modi di fare poiché noi li rifiutiamo.
II
L’imperatore turco si infuriò a causa di ciò e dette inizio ad una guerra contro Tepes con un grande esercito. A sua volta Tepes radunò il suo ed attaccò i turchi accampati durante la notte massacrandone una buona parte. Dopo di chè poiché il suo esercito era meno numeroso si ritirò. Quando ispezionò i suoi uomini diede il titolo nobiliare e grandi onori a chi era ferito sul viso e davanti e fece impalare chi era ferito alla schiena.
III
Una volta l’imperatore turco mandò un ambasciatore per ritirare il tributo dovuto. Tepes ospitò molto bene l’ambasciatore e gli fece vedere tutto il denaro e gli disse: “non solo voglio darlo all’imperatore personalmente ma voglio potermi al suo servizio con tutti i miei beni ed il mio esercito. Tu digli che andrò da lui perciò deve ordinare a tutto il suo Paese di non recare ne a me ne ai miei uomini alcun danno. Arriverò subito dopo di te”. L’imperatore sentendo che Vlad voleva mettersi al suo servizio si compiacque anche perché era in guerra con i paesi dell’oriente e diede ordine di lasciarlo passare e di trattarlo bene.
Vlad dopo 5b giorni di cammino per territorio turco fece ritorno ed iniziò a devastare le città ed i paesi catturando ed ammazzando molti turchi che poi venivano impalati e bruciati. Non risparmiò neppure i bambini. Liberò i cristiani che erano stati catturati e tenuti in schiavitù. Dopo liberò i nobili turchi, che erano stati risparmiati, e disse loro” Andate a raccontare all’imperatore. L’ho servito così come ho potuto. Se il mio servizio gli sarà ancora necessario sono volentieri a disposizione. L’imperatore affranto dalla vergogna non fu capace di fargli nulla.
IV
Era temuto Tepes nel suo paese perché si sapeva che non tollerava nessuna cattiveria, furberia o ingiustizia per cui tutti sapevano che chi avrebbe fatto ciò non rimaneva vivo, indifferente se era un signore, un prete o un povero. In un luogo nel paese c’era una sorgente di acqua fresca e buona e tanta gente andava a bere quell’acqua. Tepes fece fare una grande e bella coppa d’oro e la mise a questa sorgente e tutti bevevano l’acqua dalla coppa e la rimettevano al suo posto. E per la paura nessuno osò rubarla durante tutto il suo regno.
V Sulle donne
Se una donna si dimostrava infedele al suo uomo lui ordinava di tagliarle la vergogna e di legarla nuda al centro del mercato. Stessa sorte avevano vedove e signorine che non mantenevano la loro verginità. A qualcuna tagliava il seno, altre venivano scuoiate ed alla fine tutte nude venivano impalate fino a divenire scheletri.
VII
Una volta venne da parte del principe ungherese Mathias un ambasciatore di famiglia nobile. Tepes lo invitò a sedersi a tavola assieme a lui in mezzo ai cadaveri. Davanti all’ambasciatore c’era un palo grande, grosso, molto alto e tutto dorato. Tepes domandò all’ambasciatore perché pensava che avesse fatto questo palo diverso. Questo pieno di paura rispose:”Padrone io penso che un uomo nobile, con potere ha sbagliato e che tu vuoi fargli avere una morte con gli onori”. “E’ così – rispose Tepes _ l’ho fatto per te”. L’ambasciatore disse:” Se ho fatto qualcosa per cui merito la morte, sei tu il padrone della mia vita e se devo morire non è colpa tua ma mia”. Tepes sorridendo disse che se non avesse risposto così, sicuramente si troverebbe, con tutti gli onori, impalato. Lo congedò, dandogli un dono e disse: “Tu puoi fare l’ambasciatore senza temere nulla, altri che non osino finchè non abbiano imparato prima come bisogna parlare con i grandi principi.”
VIII
Vlad Tepes stava pranzando sotto i corpi impalati che erano tanti da sembrare un bosco. Davanti a se stava un suo suddito che era al suo servizio che girando la testa faceva smorfie. Vlad gli domandò perché facesse così e l’uomo gli disse: “Padrone non posso sopportare questo odore di cadaveri.” Allora Vlad ordinò di impalarlo dicendogli: “Così sarai in alto e la puzza non arriverà fino a te.”
IX
Una volta diede ordine che si presentino a lui tutti i vecchi, gli ammalati da qualsiasi malattia, gli storpi, i ciechi, etc. così lui li avrebbe fatti felici. Si radunarono i poveracci da tutto il principato con la speranza di avere una vita migliore. Tepes costruì appositamente per loro una grande casa ed ordinò che venga dato loro in abbondanza da mangiare e da bere. E fu grande festa e tanta allegria. Poi Tepes andò da loro e domandò se volessero qualcosa d’altro. La gente rispose: “Padrone fai come Dio consiglia a Sua Maestà.” Allora Tepes ordinò di sbarrare la casa e di darla alle fiamme. Poi si girò verso la sua corte di nobili e boiardi ricchi e disse: “Sapete perché ho fatto così? Prima perché questi non costituiscano più un peso per le loro famiglie e poi perché nel mio paese nessuno deve essere povero ma tutti ricchi. Ho fatto un’opera buona a questa gente affinché sia liberata dalla povertà e dalla malattia.”
XII
Camminando per le strade del suo regno incontrò un contadino con la camici sporca e rotta e gli domandò.”hai moglie? Il contadino rispose: “Si sua Maestà” “Allora portami a casa tua “ gli disse Tepes. Dopo aver visto che la moglie era giovane e piena di salute, domandò al contadino: “Tu coltivi il lino?” “Si padrone ne ho tanto” e glielo fece vedere. Allora Tepes disse alla moglie “Perché sei così pigra e trascuri tuo marito che deve arare la terra, seminare, raccogliere per non farti mancare niente? Tu dovevi provvedere che al marito non manchi niente, curarlo bene e che vesta sempre vestiti in ordine e puliti, Invece tu non gli lavi neanche la camicia, nonostante sei giovane e piena di salute. Se tuo marito va in giro così è solo colpa tua.”
Ordinò che alla donna vengano tagliate prima le mani e che il corpo sia impalato.
XVII
Come si narra che avvenne la fine di Vlad Tepes Dracul.
Alla fine di una battaglia contro i turchi, che vennero a conquistare la Valacchia, Vlad Tepes andò sulla cima di una collina per vedere nella valle i corpi dei turchi morti e la fuga di quelli rimasti. Un gruppo dei suoi uomini credendo che si trattasse di un turco lo aggredì e lo ferì con la spada. Vlad rendendosi conto che stava per essere ammazzato dai suoi ferì mortalmente cinque di questi ma non riuscì a salvarsi perchè gli altri lo ammazzarono lo stesso.
Qui finisce la storia ma soprattutto la mia conferenza anche se il mito di questo eroe, difensore della cultura occidentale (per la storiografia romena attuale) e del leggendario vampiro (per il consumismo occidentale) sicuramente non termina qui poiché i due miti continuano a coesistere e nella stessa Romania si è tenuto pochi anni fa un congresso mondiale delle associazioni su Dracula e come dall’inizio e per 5 secoli fino ad oggi la sua storia vera o romanzata ha sempre interessato le genti di tutte le lingue e culture credo che l’universalità del personaggio continuerà ad interessare anche tutte le generazioni future.
cav. uff. dott. Ervino Curtis
(Discorso in occasione di apertura sulla mostra di Vlad Tepes Dracula)